Aria Rarefatta di Sandro Rossi
aconcagua_2008
Cerro Aconcagua – un sogno diventato realtà

Premessa

Ancora giovanissimo sognavo di salire la cima più alta delle Ande, non so spiegarne il perché, nel mio immaginario quella era la mia meta. Un trekking in Nepal nel 2006 risveglia in me la voglia di aprire il cassetto dei sogni e, a quasi cinquant’anni, di avventurarmi in una spedizione con destinazione Aconcagua.

Mi sono tuffato nel WEB cercando qualsiasi informazione utile, casualmente ho trovato Angelo Cimolato del CAI di Inveruno (MI), anche lui dedito alle stesse ricerche; il nostro modo di ANDARE IN MONTAGNA è risultato identico e abbiamo deciso di diventare compagni di avventura.

Casualmente ho conosciuto Mario Nardelli e Stefania Corradini della SAT di Toblino, reduci da un tentativo alla stessa meta e bloccati a campo 2 dal brutto tempo; nei nostri incontri mi hanno dato utilissime informazioni. Approfitto di questo articolo per ringraziare pubblicamente questi miei due nuovi amici.

Tramite la ACONCAGUA EXPEDITIONS (broker che aggrega persone da tutto il mondo interessate a tentare la cima cercando le migliori offerte delle agenzie locali che si occupano della logistica e del trasporto materiale fino al campo base) abbiamo aderito ad una spedizione “aperta”.


Note geografiche e storiche

L'Aconcagua è la più alta montagna di tutte le Ande, 6.962 m, è situata in un parco e per tentare la cima vanno preventivamente pagati appositi permessi; fu scalato per la prima volta nel 1897. Molti accusano il "soroche", un particolare di mal di montagna dovuto ad una combinazione dell'estrema rarefazione dell'aria e dall'assenza di umidità che si verifica nelle Ande Cileno-argentine.

Il clima è l'ostacolo più grosso: bufere improvvise, venti violentissimi che superano i 200 kmh, mutamenti repentini ed imprevedibili (nel 1998 in un solo giorno 15 persone persero la vita a causa di un improvviso cambiamento del tempo), lunghi periodi di costante cattivo tempo con il vento che soffia implacabile per giorni, rendendo impossibile sia la progressione che la permanenza in quota.
 


Il Cerro Aconcagua visto da "Casa de Piedra"

 


La salita

Volevamo tentare il ghiacciaio dei Polacchi ma anche quest’anno a Piedra Bandera (6.400 m) i seracchi rendevano la via impossibile; non essendo attrezzati per la diretta (65° su ghiaccio e circa 150 m di roccette di 3°) optiamo per il traverso dei polacchi (sulle mappe a volte è chiamato Traverso de los Polacos, altre volte Falso de los Polacos), che da campo 2 gira attorno alla montagna e si collega alla normale a 6.200 m, in prossimità del bivacco Indipendencia; da qui si raggiunge la vetta lungo la Via Normale per la mitica “Canaleta”.

Il primo giorno al campo base è dedicato all’acclimatamento. Qui incontro due ragazzi di Pinzolo, Sandro e Simone, già acclimatati e pronti per tentare la cima; ci scambiamo gli auguri, il mondo è veramente piccolo.

 


Campo base di Plaza Argentina


Venerdì 18 gennaio smontiamo le tende che leghiamo sopra gli zaini già carichi per piantarle a campo 1. Il sentiero è franato e per evitare il tratto guadiamo un torrente e saliamo sulla morena. Alle 16 siamo al campo 1 a 5.000 m. Montiamo le tende, mangiamo e ci reidratiamo con del the caldo.
 


campo 1 a 5.000 m


Sabato saliamo a campo 2 per portar su materiale; l’aria sottile si fa sentire e camminiamo lentamente per avere a sufficienza ossigeno. Arriviamo a destinazione a 5.950 m abbastanza provati (fra due giorni dovremo andare definitivamente a campo 2 ben più carichi di oggi, tende comprese). Torniamo al campo base, il tempo in cima è sfavorevole.


tipica formazione lenticolare (fortissimi venti in cima)


Domenica 20 riposiamo prima del grande balzo; non si riesce a recuperare un gran ché, anche le cose più banali comportano molta fatica, l’appetito è scarso. Il sole è arrivato sulle nostre tende ma fa ancora parecchio freddo.
 


bloccati in tenda a campo 2 (6.000 m) da diversi giorni ...


Lunedì 21, nonostante il forte vento, decidiamo di lasciare il campo 1, arrivando a campo 2 alle 15:30; montiamo la tenda e costruiamo una muretto di sassi per ripararla dalle raffiche che la stanno sconquassando, speriamo non voli via questa notte con noi dentro.

 


breve uscita dalla tenda a campo 2 (6.000 m) nonostante il fortissimo vento


Il “Viento Blanco” ha soffiato tutta la notte e sta continuando, le previsioni meteo non sono buone. Oggi dovevamo tentare la cima, invece siamo bloccati a 6.000 m. Mercoledì 23 gennaio, 4 del mattino, il vento è calato e ha smesso di nevicare, vestiti di tutto punto alla base del ghiacciaio indossiamo i ramponi ed iniziamo a percorrere il traverso.


panorama dalla "Canaleta"

 

Fa molto freddo, continuo a muovere le dita dei piedi e delle mani per evitare il congelamento. Raggiungiamo il bivacco Indipendencia, primi abbandoni, due inglesi e un belga si fermano, poco dopo si arrendono anche l’olandese e il sudafricano. Arriviamo alla mitica “Canaleta”, un ripido pendio detritico coperto di neve.

 
quasi in cima ...

Lentamente proseguiamo, il respiro è affannoso, la carenza di ossigeno ha scolpito la stanchezza sui nostri volti, ma finalmente alle 15 siamo in cima, piangiamo e ci abbracciamo, la sensazione è unica e indescrivibile, ci si rende conto solo in parte di DOVE SI E’.


in cima con la maglietta "portafortuna" con la foto della mia Famiglia

Il tempo di alcune foto e il meteo torna a peggiorare per cui iniziamo la discesa. Alle 19 siamo al campo 2, stanchissimi ma altrettanto felici, spossati ma coscienti di aver realizzato qualcosa di importante che rimarrà per sempre dentro di noi, consapevoli comunque che la MONTAGNA ci ha dato il permesso di salirla.


il tempo si sta guastando ...

Notizie utili

Il punto di partenza della spedizione è Mendoza, è qui che va pagato il permesso di salita. Il periodo migliore per tentare va da dicembre a febbraio. Invece dell’affollata via “normale” lungo il “rio Horcones” consiglio il più suggestivo “traverso dei polacchi”, percorrendo il “Rio de las Vacas” arrivando al campo base di “Plaza Argentina”.

Per chi volesse organizzarsi in autonomia va comunque programmato il trasporto materiale con i muli fino al campo base, è possibile appoggiarsi alle stesse agenzie che curano l’intera organizzazione della spedizione, le principali sono Aymara (www.aymara.com.ar), Fernando Grajales (www.grajales.net) e Rudy Parra (www.rudyparra.com); noi ci siamo avvalsi di Aymara tramite Aconcagua Expeditions (www.aconcaguaexpeditions.com).

La salita non presenta difficoltà tecniche (corda e imbrago inutili, servono i ramponi; picozza facoltativa, meglio i bastoncini regolabili); non vanno sottovalutati i fattori ALTA QUOTA (quasi 7.000 m) e TEMPERATURA, il VIENTO BLANCO ne intensifica gli effetti causando maggiore disidratazione (e maggior rischio di mal di montagna).

Per evitare congelamenti non lesinare sull’attrezzatura, scarponi a doppio scafo e guanti con moffole in piuma, per il corpo vestirsi a strati completando la copertura con una buonissima giacca in piuma.


Ringraziamenti

Oltre a Mario e Stefania già menzionati prima, vorrei ringraziare il Direttivo della mia sezione SAT (Mezzocorona) che mi ha dato la possibilità, tramite una splendida serata, di condividere parte delle emozioni che ho vissuto sulla Montagna, il mio compagno di avventura Angelo, ormai diventato un fratello, e la mia Famiglia, che non solo sopporta le assenze per questa mia passione, ma mi sostiene e mi sprona nei momenti di debolezza.

Un particolare ringraziamento va anche ad Annalisa Cogo, Professore associato di Malattie dell'Apparato respiratorio presso l'Università di Ferrara dove dirige il Centro Studi Biomedici applicati allo Sport. Esperta di Medicina di Montagna, ha svolto numerose ricerche sugli adattamenti respiratori in alta quota. La Professoressa Cogo ha effettuato sul sottoscritto dei test medici prima della mia partenza per l'Argentina.
 

       

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