Cho Oyu (8.201 m) – Oltre il sogno
Premessa
Nel gennaio del 2008, dopo diversi giorni di attesa a campo 2 per il fortissimo vento, arrivavo finalmente in cima al Cerro Aconcagua (6.962 m), per me il sogno di una vita diventato realtà. Essere riuscito a salirlo senza nemmeno uno dei micidiali sintomi tipici del MAL di MONTAGNA, ha fatto però nascere in me un dubbio amletico: se mi spingessi più in alto, fino a che quota riuscirei ad arrivare? Riuscirei ad arrivare in cima ad uno dei mitici 8.000? Più il tempo passava e più maturava in me l’idea di tentare la salita di uno dei giganti della Terra. Ne parlo al mio amico Angelo, che tentenna e decide di non partecipare a quest’avventura. Trovo un altro amico, Alberto, e progetto il tutto per due persone, per l’organizzazione e la logistica usiamo l’agenzia ARUN TREKS & EXPEDITIONS e ci iscriviamo ad una spedizione “aperta”.
Tutte le mattine mi alzo alle 5:00, su e giù dal monte di Mezzocorona, doccia colazione e via al lavoro. Nei fine settimana l’allenamento è maggiore, aumentando i dislivelli (salendo le nostre montagne più alte in regione e/o i 4.000 in Val d’Aosta). Ho avuto anche la fortuna di conoscere il professor Federico Schena, ordinario di Medicina all’Università di Verona e direttore del CeRiSM - Centro di Ricerca Sport Montagna Salute di Rovereto (ex CEBISM - CEntro Interuniversitario di Ricerca in BIoingegneria e Scienze Motorie), un istituto veramente all’avanguardia, con un nuovo macchinario che simula l’alta quota fino a 9.000 m, unico in Europa e ancora da testare. Mi offro come cavia, nasce così la collaborazione e l’amicizia con tutto il personale altamente qualificato del centro, che vado a trovare periodicamente sottoponendomi a tutti i loro test.
verifiche medico-scientifiche c/o il CeRiSM a Rovereto
Note geografiche e storiche
Cho Oyu in lingua tibetana significa “la Dea Turchese”, è la sesta montagna della Terra in ordine di altezza, 8.201 m, al confine fra Nepal e Tibet, a circa 20 km ad ovest dell’Everest. Fu scalato per la prima volta nel 1954 da una spedizione austriaca dal versante Nord Ovest, anche noi tenteremo la salita da questa via. Le principali difficoltà tecniche le troviamo fra campo 1 e campo 2 nel superamento di un seracco di ghiaccio, e sopra campo 3, in una fascia rocciosa di 3° grado, chiaramente un tratto di 3° grado a 7.700 m non è la stessa cosa che alle nostre abituali quote …
tramonto all'ABC (Advanced Base Camp), a 5750 m
Avvicinamento
Alberto da forfait per problemi ad un ginocchio, nuove preoccupazioni: SOLO e senza conoscere l’INGLESE … non mi do per vinto e il 1° di settembre sono su un volo che mi porta a KATHMANDU (1.337 m), la capitale del Nepal che affascina con i suoi rumori e colori, nonostante il caos e l’inquinamento. Qui la situazione idrica è disastrosa e quasi tutti devono lavarsi e rifornirsi d’acqua alle grandi fontane pubbliche. La corrente elettrica manca più volte al giorno. Troviamo persone che cercano di venderti ogni ben di Dio, altre che chiedono l’elemosina.
Kathmandu è anche un concentrato religioso, dove c’è un Dio da pregare per ogni occorrenza. Qui troviamo gente di ogni razza e Credo, in gran parte induisti, con i loro templi a fianco di quelli buddisti, dove possiamo sentir recitare i classici mantra (tra cui il famoso “Om mani padme um”) che i monaci ripetono all’infinito.
immagini di Kathmandu
Incontro gli altri componenti della spedizione, siamo in 7: due americani, BEN e DIANA, 2 russi, OXANA e ALEXANDER NICOLAI, un tedesco, WALTER, un nepalese, CHATUR e ovviamente il sottoscritto. Il 5/9 lasciamo Kathmandu e dopo alcune ore di pulmino arriviamo a KODARI (1.770 m), ultimo paesino nepalese prima di passare il confine cinese. Veniamo letteralmente assaliti da portatori e portatrici che litigano fra loro per accaparrarsi un carico da trasportare oltre il confine, ci sono infatti circa 200 m da percorrere a piedi attraversando un ponte (ponte dell’amicizia) per arrivare ai controlli doganali cinesi. In attesa dei disbrighi burocratici mangiamo qualcosa in una locanda. KODARI è anche l’ultimo luogo dove può rimanere appesa e venerata apertamente l’immagine del DALAI LAMA.
altarino votivo in una locanda a Kodari
Dopo ore di controlli doganali ripartiamo alla volta di ZHANGMU (2.300 m), bruttissimo villaggio cinese. Il giorno successivo ci spostiamo a NYALAM (3.750 m), altra località in tipico stile di regime cinese, case che sembrano scatole di cartone e senza anima; qui restiamo alcuni giorni e iniziamo l’acclimatamento, arrivando a 4.500 m di quota.
Kodari Zhangmu
Lasciamo NYALAM, attraversiamo il LALUNG LA, un passo a oltre 5.000 m, da dove col bel tempo è possibile vedere lo Shisa Pangma, l’unico 8.000 interamente in territorio tibetano. Qui ogni passante omaggia gli dei della montagna offrendo sacre khata, le tipiche sciarpe bianche, e bandiere di preghiera con impressi i sacri mantra (i tipici suoni liberatori della mente) ed i lung-ta, i cavalli alati che si disperderanno in preghiera nel cielo, trascinati dal vento continuo.
Lalung La
Arriviamo a TINGRI (4.230 m), polveroso villaggio tibetano con un numero di cani randagi pari o superiore al numero di abitanti … TINGRI è l’ultimo avamposto abitato prima di inoltrarci ai CAMPI. Le costruzioni qui hanno conservato l’architettura tibetana. Al mercato all’aperto vendono di tutto, compresa la carne … Con un sistema di lenti sfruttano le ore di sole per scaldare l’acqua per il the, che sorseggiamo ammirando l’altopiano tibetano. Anche qui restiamo alcuni giorni salendo le montagne dei luoghi circostanti, sempre con lo scopo di proseguire nell’acclimatamento. Dall’alto possiamo vedere la striscia asfaltata che prosegue verso Lasha. Fra le nuvole si intravedono splendide montagne.
Il 13/9 arriviamo al Campo Base Cinese, a 5.000 m, piantiamo le tende e ci accampiamo per alcuni giorni. Altre spedizioni stanno lasciando questo accampamento per proseguire verso l’ABC e i portatori stanno sistemando i loro carichi sugli YAK. Vediamo finalmente, oltre a bellissime altre montagne, il CHO OYU. Proseguiamo l’acclimatamento salendo le colline dei dintorni e spingendoci curiosi verso il campo base avanzato.
Ho problemi di dissenteria. Per ovviare alla perdita di liquidi e per abituare l'organismo alla quota bevo moltissimo, circa 7 litri al giorno; questo fa staccare un calcolo renale causando una colica dolorosissima. A 5.000 m di altitudine, lontano migliaia di km da un pronto soccorso, non resta che sopportare sperando non duri troppo ... Dopo circa un'ora di calvario il dolore passa. Due notti dopo una nuova colica, questa volta dopo mezz'ora di tortura il calcolo scende, arriva alla vescica, il male smette, NON MI SEMBRA VERO. Nel frattempo di giorno continuiamo a salire sulle montagne nei dintorni per proseguire con l'acclimatamento, la dissenteria migliora, arriva però a farmi compagnia mal di schiena e tendinite, non sia mai che mi senta solo ...
Dopo alcuni giorni riprendiamo la marcia e fra paesaggi sempre più belli ci spostiamo al Campo Intermedio (5.300 m), punto di sosta per i portatori e dove anche noi prendiamo un THE. Facciamo conoscenza con i tibetani e le tibetane che hanno in gestione le tende per il ristoro, compresa una bimba di pochi mesi, nata qui, a oltre 5.000 m di quota. Sostiamo qui una notte, il nostro cuoco prepara la cena, noi piantiamo le tende e ammiriamo il paesaggio.
Iniziamo l’ultima tappa, che ci porterà finalmente al Campo Base Avanzato, denominato ABC, la nostra base operativa per tutta la durata della spedizione. Man mano che ci avviciniamo lo spettacolo aumenta di grandiosità. Arriviamo alla meta e poco dopo giungono anche gli YAK con il nostro materiale. Montiamo le tende e ci guardiamo in giro, cominciamo ad analizzare la nostra montagna col binocolo.
arrivo al campo base avanzato (ABC) a 5.750 m
Il Campo Base Avanzato del Cho Oyu, aggrappato ad una morena pietrosa a quota 5750 metri, è il più alto di tutti i Base Camp degli Ottomila, un luogo apparentemente inospitale, sul lato destro del ghiacciaio che scende dal Nangpa La, il passo che segna il confine col Nepal. Qui il tempo è scandito dai ritmi dei pasti, dalla brina che si stacca dalle pareti interne della tenda al sorgere del sole, quasi nevicasse, dal repellente abbraccio gelato degli abiti al mattino … il panorama è però mozzafiato, l'aver resistito a tutti i miei acciacchi viene premiato da una vista paradisiaca a 360 gradi.
panorama dalla mia tenda all'ABC
Da qui il Cho Oyu fa davvero impressione, quasi mi convinco che non arriverò in cima … è troppo per me ! Vengo a sapere qui da altri alpinisti che l’autunno scorso scendendo da campo 2 a campo 1, sul Cho Oyu è morto Miha Valic, il famoso alpinista sloveno salitore di tutti gli 82 4.000 prima dell’amico Franz Nicolini, e questo dice tutto. E’ quindi è con molta umiltà, oltre che con l’adeguata preparazione, che mi sto avvicinando a questa grande montagna, sperando di salire il più in alto possibile, cercando di non dar fastidio alla “Dea delle pietre turchesi”, divinità che secondo le credenze tibetane dimora su questa montagna.
Un LAMA celebra la PUJA, la tipica cerimonia propiziatoria dove viene benedetto il materiale alpinistico e gli scalatori stessi.
momenti della Puja, la tipica cerimonia propiziatoria
La salita
Dopo alcuni giorni saliamo a campo 1, a 6.400 m, piantiamo le tende e dormiamo qui una notte. Al mattino torniamo all’ABC. I precedenti malanni se ne vanno lasciando la porta aperta ad una bronchite, proprio quello che serve in alta quota ... ALEXANDER NICOLAI ha con se uno spirometro col quale ci misura spesso la capacità polmonare; nota subito che i miei alveoli lavorano al 67% ! Già l'aria è rarefatta, se si mettono a riposo anche gli alveoli siamo a cavallo! ALEXANDER NICOLAI vedendo i dati sentenzia: "YOU NO ON THE SUMMIT ! (tu non andrai in cima !)". Sentendo queste parole, un po' stizzito rispondo: "I ON THE SUMMIT BEFORE YOU ! (io sarò in cima prima di te!)". E’ il 21/9 e l’attacco alla cima è previsto per il 3 o 4 di ottobre, mancano più di 10 giorni di acclimatamento. Il pomeriggio dello stesso giorno gli sherpa ci dicono che le previsioni meteo indicano il 26/9 come ultimo giorno di bel tempo, dopodichè farà brutto fino al 4/10, o si tenta subito o possiamo tornare a casa. Sentiamo altre spedizioni, tutte confermano tali previsioni, chi dal centro meteorologico di INNSBRUCK, chi da BASILEA, chi da PRAGA. Decidiamo di provare, con un acclimatamento del tutto incompleto … , il 22 siamo nuovamente a campo 1
campo 1, 6.400 m
Il 23 a campo 2 a 7.100 m, io, ALEXANDER NICOLAI e WALTER, rimangono a campo 1 OXANA e CHATUR, BEN e DIANA tornano all'ABC. Decidiamo di non fermarci a campo 3, riposiamo fino alle 21 e ci prepariamo.
salita da campo 1 a campo 2
campo 2, 7.100 m
WALTER non sta bene e non sale. Io ho un leggero mal di testa ma non mollo! ALEXANDER NICOLAI ha dormito con l'ossigeno e parte con il respiratore attaccato. Nonostante l’emicrania e gli alveoli in sciopero sorpasso ALEXANDER NICOLAI. Dopo 3 ore superiamo campo 3 e qui, a 7.600 m di quota, mi sembra mi stia scoppiando la testa. Comunico a DAWA, lo sherpa che mi accompagna, che voglio scendere. Lui mi infila una bombola nello zaino, mi mette la maschera dell'ossigeno e con la mano mi indica la salita chiedendomi: "WHI NOT?". Qualche minuto di esitazione, mi giro e vedo in lontananza arrivare ALEXANDER NICOLAI, se mi fermo glie la do vinta ... già, "WHI NOT, PERCHE' NO?", AVANTI! Con l'ossigeno piano piano mi passa il mal di testa e in altre 5 ore DAWA e io siamo in cima, alle 6:00 del 24/9.
in vetta, 8.201 m
La vista e' sublime, EVEREST, LOTHSE, NUPTSE, ... una meraviglia indescrivibile. Il freddo ( - 30 ° ) e il forte vento blocca i meccanismi della macchina fotografica dopo sole poche foto, continuo a scattare con gli occhi e a registrare le immagini nel mio cuore, dove rimarranno per tutta la mia vita.
panorama dalla vetta
Il freddo si fa insopportabile e scendiamo. Dopo 1 ora incontro ALEXANDER NICOLAI che avanza lentamente, lo saluto e gli auguro buona fortuna, ringrazia con un cenno di mano. Alle 10 sono nuovamente a campo 2. Decido di scendere all'ABC, voglio telefonare a casa; raccolgo tutte le mie cose, preparo lo zaino. Alle 13 sto per partire quando arriva ALEXANDER NICOLAI dalla cima, lo sherpa gli toglie i ramponi ma non fa a tempo a levargli altro, si tuffa nella tenda con gli scarponi e tutto il resto ... lo saluto e gli dico che vado all'ABC, non so se ha capito, si mette a dormire. Dopo qualche ora sono a campo 1, recupero le mie ultime cose e, carico come un mulo, proseguo la discesa. Alle 18 dello stesso giorno sono all'ABC, telefono a casa e ceno, nelle ultime 24 ore ne ho camminato 18 !
discesa e arrivo in serata all'ABC
Il giorno dopo il tempo è orrendo, arriva ALEXANDER NICOLAI e mi chiede come ho passato la notte a campo 1, gli dico che ieri sera ero all'ABC, non ci crede ! Avute conferme da più persone mi viene incontro con le lacrime agli occhi, mi abbraccia e mi dice: "YOU NO MAN, YOU SUPERMAN !", gli chiedo di non chiamarmi più così, contraccambio l'abbraccio e le lacrime, sulle quali è nata una nuova amicizia, fra l'italiano ALESSANDRO e il russo ALEXANDER NICOLAI.
brutto tempo il giorno successivo al mio arrivo
Smontiamo tutto e torniamo in Nepal. In un paio di giorni siamo nuovamente a Kathmandu, incontro l’assistente di Elizabeth Hawley dell’HIMALAYAN DATABASE per la registrazione della salita.
Ritorno a Kathmandu incontro con l'assistente di Elizabeth Hawley
Festa finale al RUM DOODLE, locale tappezzato di piedi di cartone con le firme e le dediche dei componenti le varie spedizioni. E finalmente a CASA !!!!!!!!!!!
Festa finale al Rum Doodle
Impressioni e sensazioni
L’incontro con le popolazioni nepalesi e tibetane è stato fantastico, gente sempre contenta e allegra, visibilmente semplice (non posseggono quasi nulla di materiale) ma spiritualmente nobile e raffinata, gente da cui noi occidentali dovremmo prendere lezione su tanti aspetti della VITA.
Non posso dire altrettanto dei cinesi che stanno tenendo occupato con la FORZA il TIBET, gente triste e seria, direi sempre dall’espressione arrabbiata, il comunismo ha completamente sgretolato l’antica filosofia e spiritualità insegnata da Confucio.
Con i compagni di cordata è nata fin da subito un’intesa e una complicità tipica dell’ambiente di montagna, tutti aiutavano tutti, senza nessuna invidia ma gioendo dei successi di tutti e rincuorando gli insuccessi a chi capitati, un’esperienza umana credo più importante che la cima stessa.
RINGRAZIAMENTI
Il più grande va a mia moglie MARILENA e ai miei figli VALENTINA e TIZIANO, che mi hanno sempre sostenuto e hanno sopportato la mia lontananza con le relative apprensioni e preocupazioni: ringraziamento che allargo a tutta la mia famiglia, mamma, sorella, suoceri, cognata, nipoti, zii, cugini, ... e tutti quelli che mi vogliono bene e che mi hanno incoraggiato in ogni momento.
Ringrazio il Direttivo SAT della mia sezione (Mezzocorona), per gli aspetti assicurativi con il CAI e per la serata organizzata in teatro.
Ringraziamenti particolari vanno anche all'amico Ito Modolo, il primo a darmi suggerimenti, all'amico Renzo Benedetti per le utili indicazioni, e soprattutto all'amico Michele Tonidandel, mio predecessore in Aconcagua e Cho Oyu, per gli utilissimi consigli e soprattuttto per il continuo sostegno morale.
PRIMARY SPONSOR: |
TRENTINO Spa |
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La società di marketing territoriale che promuove l'immagine del Trentino |
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GRUPPO ITAS |
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primario e indipendente gruppo assicurativo a livello nazionale |
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TECHNICAL SPONSOR: |
ZAMBERLAN |
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l'azienda che mi ha fornito ottimi scarponi di vario tipo |
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ONLYONE CORPORATION |
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l'azienda che mi ha fornito validi scaldamani e scaldapiedi chimici |
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ESI ITALIA |
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l'azienda che mi ha fornito gli utili integratori e le vitamine |
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SCIENTIFIC PARTNER: |
CeRiSM |
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Centro di Ricerca Sport Montagna Salute, centro medico per lo sport di vera eccellenza, egregiamente diretto a Rovereto dal professor Federico Schena dell'università di Verona, a tale centro andrebbe sicuramente data maggiore visibilità e risalto. |
Ringrazio inoltre il professor Lucio Lucchin, primario di Dietetica alla ASL di Bolzano, per i consigli su uso e dosaggio di vitamine e altre sostanze naturali 'antiradicali'.
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